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Channel: Alla fine arriva mamma 2.0
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Ciao piccolo angelo.

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Ieri mattina, si è spenta una piccola stellina di otto anni. Filippo è un bimbo che ha lottato per anni contro la sua malattia.
Anna è la sua mamma, una donna che un giorno mi raccontò la sua storia non smettendo mai di sostenermi, dandomi coraggio e porgendomi sempre la sua mano. La sua famiglia è una grande famiglia unita da una fede incrollabile, stretta intorno a Filippo con una luce che io, da quando conosco Anna, mi ha scaldato e illuminato nei momenti più bui. Nei giorni scorsi, su mia richiesta, nel mio centro yoga sono state fatte delle meditazioni/ preghiere per Filippo per la sua anima e per far si che l'energia di tante persone insieme potesse sostenere la mamma, il papà e i suoi due fratellini in questi momenti di dolore.
Non potevo fare altro.
Per la famiglia di Filippo la preghiera è importante.
Anche la luce lo è.
Noi abbiamo acceso una candela per questo bimbo, vi chiedo, per favore, questa sera e per oggi, quando si svolgeranno i funerali, una preghiera, e una luce.
Io raccoglierò le vostre preghiere e le vostre candele e le darò ad Anna.
Ciao Filippo.




p.s
il blog è riaperto momentaneamente per Filippo per far sì che le vostre luci arrivino alla sua famiglia, scrivetemi e inviatemi le foto delle vostre candele all'indirizzo anais@inwind.it o sulla pagina facebook, io le porterò alla famiglia.

Nel post che annuncia la partenza di Filippo, la mamma scrive:
"...domani ci saranno i funerali. Noi porteremo i nostri bambini. Se volete portate anche i vostri."
Avevo detto ad Anna che i nostri bambini, al momento, avrebbero preso il suo per mano e lo avrebbero accompagnato, perchè i bambini, si riconoscono ovunque.
Noi oggi li porteremo.
Venite anche voi con i vostri pensieri.

Vi ringrazio con il cuore.

E così.

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Questa settimana è stata una settimana lunga e difficile emotivamente.
Sono mesi che le emozioni non mi investono.
Le vivo, intensamente, come sempre, ma non mi investono come prima.
Mi sento bene.
Mi sento forte.
Sento di aver recuperato quello che avevo perso e ora godo i frutti di una nuova me stessa.
Con i capelli corti.
Una nuova età, una nuova Anna, una nuova fase della mia vita.
Ho la sensazione che tutta la storia vissuta sin qua, faccia parte del mio passato e abbia costruito quella che sono diventata.
E mi piaccio.
Ho costruito dei punti fermi ai quali non voglio rinunciare, non sono più disposta a piegarmi per scendere a compromessi, mi sento più sicura.
Non sento il bisogno di cercare spiegazioni per comportamenti altrui che mi fanno male, questo non vuol dire che mi sono indifferente, ma sto cercando di farmene una ragione.
L'opinione altrui continua molto a contare per me, soprattutto se riguarda la mia vita.
Non riesco a fregarmene, credo non ci riuscirò mai, ma non mi interessano più alcuni aspetti delle persone, se non collimano con i miei. Sono diverse da me e basta. Questo vuol dire che ho imparato a non darmi più indifferentemente al cento per cento a chiunque come ho fatto sinora, aspettandomi lo stesso dagli altri.
Alcune persone non sono in grado di darmi quello che io mi aspetto.
La maggior parte è così.
Ciò significa che io sono una persona molto esigente, senza dubbio, ma non che sia una persona sbagliata, come ho pensato sempre fino ad oggi.
Oppure che, a quaranta anni (ma l'età non conta, conta chi sei) ciò che vorrei da chi si rapporta con me ha fatto uno scatto, al quale non rinuncio. Cioè, non sono disposta a tornare indietro per non rimanere sola. Ciò vorrà dire che, o rimarrò sola per tutta la vita, o incontrerò solo persone che si centreranno con il mio cuore e il mio pensiero.
Ho più rapporti finiti male all'attivo che altro. Per questo sto male, perchè ho dato e voluto davvero bene.

Questa nuova consapevolezza mi sorprende in questi giorni di fronte a due eventi drammatici, per i quali, in passato avrei pianto infinite lacrime di tristezza.
Non che io non abbia pianto in questi giorni, ma sono state lacrime mature, ricche di un pensiero in evoluzione, frutto di tutto ciò che è stato. Risultato del dolore.

La parola aborto ha di nuovo abitato la mia casa, riguardando non me direttamente ma mia sorella, un'altra parte di me.
Filippo ci ha lasciato, e la sua partenza è stato uno dei più grandi insegnamenti che mi siano stati dati.

Tutto ciò si è concentrato in due-tre giorni intensi e  senza sosta, nell'affannoso mio tentativo di svolgere tutto il resto intorno a me nel miglior modo possibile: lavoro, impegni, casa, familiari, soldi, pensieri futuri, progetti.
Non è scontato.
Una vecchia me avrebbe abbandonato tutto ciò per dedicarsi esclusivamente a questi due eventi immensi accaduti.
La me  di oggi no.

Oggi però, sono crollata.
E non riesco a rialzarmi.
Mi concedo questo pomeriggio e poi ricomincerò.

L'aborto di mia sorella è stato un tuffo emotivo nell'altra me.
Sono stata divisa in due dal volerla aiutare e il non voler rivivere tutto ciò che stava vivendo lei.
Non ho trovato un equilibrio, o forse sì. Sono qui comunque. Sono riuscita a volgere il pensiero anche al mio nipotino-cometa che ora gioca con i suoi cuginetti e contemporaneamente ho sostenuto lei, che invece cadeva, incapace di gestire quello smarrimento e quel dolore e quel vuoto che conosco bene e che l'interruzione di una gravidanza comporta.
L'ho vista gridare.
E poi piangere.
E ho sentito tremare le gambe.
E ho resistito per non lasciarmi inghiottire da quelle sensazioni conosciute.
Ne sono uscita forte.
Ho compreso di aver fatto un grande lavoro in questi anni, di essere stata severa, di essermi giudicata tanto, di non essermi mai scusata. Ho compreso quanto lungo è stato questo cammino e che ora è un cammino finito, è una strada diversa quella che percorro ora, incontro a mio figlio, che mai smetterò di chiamare.
(lo preciso per chi già da ora sta pensando che io mi sia arresa. Resa non è una parola che mi appartiene. Questa è un'altra certezza)

Filippo, angelo del Paradiso, è volato in cielo.
Con sè ha portato delle preghiere, sette per la precisione.
Io lo sapevo, la sua mamma me lo aveva detto nei giorni scorsi.
Sapevo che una delle sue intenzioni riguardava le coppie che non possono avere figli.
Durante la Messa che ha accompagnato Filippo verso la sua Resurrezione, ci sono state lette le sue preghiere e quelle del suo papà e della sua mamma. Filippo chiedeva a noi che non riusciamo ad avere figli di aprirci alla vita.
Filippo era un bambino di soli otto anni, che combatteva la sua malattia da quando ne aveva due.
So che darà fastidio a tanti leggere che penso ci sia una ragione a tutto, ma è la verità.
La serenità e la gioia che si è respirato ieri durante la cerimonia, sono state tali da far uscire tutti noi fuori dalla chiesa più ricchi di prima, più grandi, più maturi, più consapevoli.
Questo non vuol dire che non si piangerà per Filippo.
Alla notizia della sua morte mi sono sorpresa in un singhiozzo profondo, un vero e proprio sussulto che mi ha lasciato senza fiato per qualche attimo. E' stato buio finchè, con Fabio, non abbiamo acceso una candela.
E allora abbiamo cominciato a vedere.
Di nuovo.

Siamo stati al buio per anni, accecati dal dolore.
Ora è tutto chiaro.

Mi è chiaro cosa faremo e come prenderemo le nostre decisioni per andare incontro a nostro figlio.
Ma non sarà qui che verrà raccontato.
Non mi interessa più farlo, non perchè io non abbia bisogno di condivisione, ma perchè non ho voglia di confrontarmi con chi non vuole realmente farlo, e anni di gestione di uno spazio virtuale (e non mi riferisco solo a questo blog, ma a molto e molto altro prima di questo blog) mi hanno insegnato quanto pericoloso e difficile per me è fare i conti con chi entra nel mio mondo, un mondo che ho sempre raccontato senza filtri e senza obiettivi di comunicazione, senza seguire una scia modaiola, senza voglia di pubblicità, con il solo obiettivo di dire la propria senza chiedersi se ci saranno conseguenze.
Continuerò a raccontare di abortività e di infertilità.
Di pensieri legati a questi due aspetti, perchè è giusto farlo, perchè è di aiuto, perchè mi apre alla vita.
Non racconterò delle nostre scelte e dei nostri percorsi, perchè questo mi porterebbe nuovamente dentro una spirale in cui mi sento costretta a dare spiegazioni.
Cosa che non voglio più fare.

Grazie a chi mi ha tenuto la mano sin qua, grazie a chi mi legge senza scrivere (perchè lo so, spesso non c'è niente da dire), anche se saremo di meno, come nella vita vera, sarà la conseguenza di quello per cui non sono più disposta a cambiare.

Ciao Filippo, buon viaggio.


Gratitudine

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Non so bene come andranno le cose stavolta.
So che finalmente sapremo cosa fare.
Abbiamo preso una via, l'unica da prendere, e mai come oggi sono serena.
Non riesco a ritrovarmi in quella che ero.
Sono stranamente tranquilla e ricerco segnali di un passato già vissuto, ma non li trovo.

Respiro.

Ho la mente occupata, il cuore pure.
Forse non sono più disposta a stare male.
Forse è sopravvivenza.
Guardo da fuori ciò che accade, guardo al futuro. Non sono più disposta a spiegare. Non ho più voglia di capire. Non credo sia più giusto cercare giustificazioni.
Io non mi giustifico.
Mai.
Sono molto esigente con me stessa, non mi faccio sconti, credo non imparerò mai a farmeli.

Raccolgo perle.
Filippoè stata una perla luminosa, perchè ha illuminato una strada che io già percorrevo ma che non vedevo.
Ero al buio e non sapevo dove stavo andando.
Tutta la mia storia, alla fine, mi è piaciuta.
Sorrido a scriverlo.
Mi è piaciuta perchè mi ha restituito una me migliore.

Mi sta stretto tutto l'intorno.
Ho voglia di tenere stretti i miei amori.
Adoro la mia casa, la mia tana.
Mi piace addormentarmi stanca.
Mi piace volgere lo sguardo agli angeli appesi che mi salutano dandomi la buonanotte.
Ho voglia di viaggiare, di incontrare gente nuova, perchè ora so che di gente bella ce n'è. Ho sbagliato a credere che non è così.
Ora ho in mano un passino con la rete stretta, alla fine,
rimangono solo i pezzi buoni.
Prima non lo avevo questo strumento e io raccoglievo (elemosinavo) amore.

Essere un'abortiva mi ha cambiato per sempre.
Dare un'anima e un'identità e un nome ai miei figli, è stata un'esperienza (che se si ripeterà -perchè non so se si ripeterà- considero comunque chiusa) che mi ha dato tanto, che mi ha elevato ad un livello di conoscenza di me stessa che difficilmente avrei potuto raggiungere.
Ora il mondo è migliore con in mano questa lente di ingrandimento.

Saranno giorni difficili, che spero mi restituiranno un natale caldo, lento, sereno.
Se vi va pensatemi, anche se mi sento forte e la paura non mi dominerà.

Vi invito a leggere e a mandare i vostri contributi a questo blog, nato per amore, nato per rinascere, nato per vivere.
http://piovonomiracoli.wordpress.com/

Grazie.


La gratitudine è la memoria del cuore.

(Jean Baptiste Massieu)

Giuro, sarò roccia per darti forza sempre

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E levo questa spada
Alta verso il cielo
Giuro sarò roccia contro il fuoco e il gelo
Solo sulla cima
Attenderò i predoni
Arriveranno in molti
E solcheranno i mari
Oltre queste mura troverò la gioia
O forse la mia fine comunque sarà gloria
E non lotterò mai per un compenso
Lotto per amore, lotterò per questo

Io sono un guerriero
Veglio quando è notte
Ti difenderò da incubi e tristezze
Ti riparerò da inganni e maldicenze
E ti abbraccerò per darti forza sempre
Ti darò certezze contro le paure
Per vedere il mondo oltre quelle alture
Non temere nulla io sarò al tuo fianco
Con il mio mantello asciugherò il tuo pianto

E amore il mio grande amore che mi credi
Vinceremo contro tutti e resteremo in piedi
E resterò al tuo fianco fino a che vorrai
Ti difenderò da tutto, non temere mai
E amore il mio grande amore che mi credi
Vinceremo contro tutti e resteremo in piedi
E resterò al tuo fianco fino a che vorrai
Ti difenderò da tutto, non temere mai

Non temere il drago
Fermerò il suo fuoco
Niente può colpirti dietro questo scudo
Lotterò con forza contro tutto il male
E quando cadrò tu non disperare
Per te io mi rialzerò

Io sono un guerriero e troverò le forze
Lungo il tuo cammino
Sarò al tuo fianco mentre
Ti darò riparo contro le tempeste
E ti terrò per mano per scaldarti sempre
Attraverseremo insieme questo regno
E attenderò con te la fine dell'inverno
Dalla notte al giorno, da Occidente a Oriente
Io sarò con te e sarò il tuo guerriero

E amore il mio grande amore che mi credi
Vinceremo contro tutti e resteremo in piedi
E resterò al tuo fianco fino a che vorrai
Ti difenderò da tutto, non temere mai
E amore il mio grande amore che mi credi
Vinceremo contro tutti e resteremo in piedi
E resterò al tuo fianco fino a che vorrai
Ti difenderò da tutto, non temere mai

Ci saranno luci accese di speranze
E ti abbraccerò per darti forza sempre

Giuro sarò roccia contro il fuoco e il gelo
Veglio su di te, io sono il tuo guerriero





Stanotte, la mia amica Pamela è tornata a trovarmi.
Come tutte le volte che arriva in sogno, ciò che sogno di lei è il sapere della sua malattia (che nei sogni non sparisce) e la consapevolezza che è tornata da dove è ora per passare del tempo insieme.

Quello che facciamo insieme è vita quotidiana, non sono cose importanti.
E' normalità.
Lei torna insieme alla ricerca di mio figlio.
La sua presenza è legata nel mio inconscio al mio voler fare luce.

Oggi pomeriggio tornando a casa ho realizzato che la scorsa settimana sua nonna è venuta a mancare.
Non sono andata al suo funerale, un pò perchè presa dagli eventi intorno a me e un pò (molto) perchè non volevo riincontrare la sua famiglia, e sua figlia.
Non volevo stare male.
Lo so, non è un bel pensiero, soprattutto è da egoisti, ma è così.
Pamela ha lasciato un vuoto incolmabile, e la sua assenza, anche se so che sia il marito che i parenti sono andati avanti, ricominciando la propria vita, per me è un fatto drammatico.
Qui, su questa terra.

Ma lei mi viene a trovare spessissimo.
In questi anni, ormai cinque, ci siamo incontrate talmente tante volte che io la sento sempre presente.
Oggi pomeriggio ho realizzato che avrà rivisto sua nonna, e sua nonna avrà rivisto sua figlia, perchè la mamma di Pam è venuta a mancare esattamente un anno prima di lei.

Ora sono insieme finalmente tutte e tre, e ho pensato a questa anziana signora che ha smesso di aspettare di riincontrare le sue donne. E ho provato una sensazione di felicità.
Poi ho ricordato di averla sognata stanotte e che il pensiero di lei aveva lavorato in sottofondo per tutta la giornata.
Mi parla.
Lo sento.
E tutte le volte viene per dirmi qualcosa.

Io so di cosa si tratta.




Mi piace questa canzone.
Chi lo avrebbe mai detto.
I 40 anni mi stanno rovinando.
Mi piace l'idea del guerriero che protegge.

Ci saranno luci accese di speranze
E ti abbraccerò per darti forza sempre
Giuro sarò roccia contro il fuoco e il gelo
Veglio su di te, io sono il tuo guerriero.


Giuro, sarò roccia per darti forza sempre,
nonostante le mie paure.

Di situazioni già viste, anfibi e pantaloni neri.

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C'è che oggi io dovevo sottopormi ad un esame.
Una di quelle cose che sono abbastanza rompine.
Fastidiose.
Invasive.
Diciamocelo,
dolorose.
C'è che io non ne avevo voglia. Niente.
Ficcavo il mio cervello in altri posti, persone, cose, pur di non pensare a questa cosa che
1. mi avrebbe riportato indietro di mesi
2. mi avrebbe fatto male, ed io sono stanca di provare male
3. mi avrebbe agitato, ed io non mi piaccio agitata.

Ci sarebbe anche il 4, 5, 6 e tanto più, ma non aggiungo altro.

C'è che mi dicono che è necessario farlo per "vedere se gli aborti hanno lasciato conseguenze", e come si fa a dire di no ?
Si dice di si, storcendo il naso.
Quindi, armata di mantras contro la paura scaricati a manetta sul mio telefonino da donna manager, mi appresto a fare anche 'sta cosa.
Che due palle.
Tralasciamo il fatto che mi sono dovuta imbottire di antibiotici e antidolorifici che io odio, firmare consensi e attraversare una Roma più incasinata del solito (eh già, è venerdì!) sotto la pioggia costante e battente come non mai, tralasciando i soldi che sono stati versati cash appena varcata la soglia di una ridente nota clinica romana, dicevo, mi appresto armata di anfibi, pantalone nero e cuffiette nelle orecchie ad entrare in sala operatoria, cercando il più possibile di astrarmi dal mondo intorno a me. Non voglio fare amicizia con nessuno, non voglio raccontare la mia storia, voglio sbrigarmi a svolgere la pratica e basta.
Passa un pò di tempo e finalmente mi chiamano. Lascio marito, cuore, cappotti, borse e ombrello e mi spoglio, rivestendomi con un abitino da sala operatoria la cui fantasia è identica a quella dell'altra notissima clinica romana il giorno che feci il mio bellissimo pick up.
Sorrido.
Cuffietta in testa, copriscarpe.
Ridicola.
Lo svilimento di questi posti è in realtà dovuto a come ti conciano prima di presentarti ai dottori, mica le posizioni che devi assumere durante gli esami.
Comunque,
mi danno un armadietto per i pantaloni neri e il cellulare dotato di mantras, e una chiave per chiudere tutto lì dentro.
E poi mi fanno sedere tra due tendine bianche su una mega poltrona per niente comoda.
L'attesa è snervante. Io canticchio i miei mantras guardandomi gli anfibi dotati di calzari blu e le mie gambe nude bianche come non mai.
Ripenso a quante volte sono stata in una situazione simile.
Ripenso al fatto che tutte le altre volte ci sono stata che stavo male, provavo dolore, paura, strazio, apprensione.
Oggi no.
Razionalizzo che non potrò provare più dolore di quella volta che stavo morendo nel pronto soccorso per l'extrauterina. O quella volta che aspettavo il raschiamento, che tremavo talmente tanto che non riuscivo nemmeno a firmare i consensi.
Non potrà essere più doloroso.
Sono una donnina grande e consapevole che ha scelto di fare delle cose e nessuno mi può costringere a farle. Sono consenziente e volontaria.
Funziona, fino a quando non esce la ragazza che era prima di me.
Sta male.
Urla poi.
Dice che ha dolore.
Piange.
Poi vomita.
Esattamente.
Io non la vedo, sto chiusa tra due tendine bianche. Ma la sento. Si vomita tutta la cena della sera prima credo, a meno che non ha mangiato un bue a colazione, perchè l'obbligo era di un digiuno di due ore.
Poi urla ancora e scongiura di essere aiutata.
La fanno sdraiare. Arriva la caposala, le infermiere, il dottore dell'esame.
Flebo di toradol, plasil, buscopan, bombola di ossigeno, misurazione della pressione.
A quel punto cerco di otturarmi le orecchie.
Avete capito bene.
Non voglio sentire.
Non voglio vedere persone che stanno male.
Mi dico che al tre mi alzo e me ne vado.
Non so come avrei potuto spiegare all'accoglienza il mio abbigliamento, ma poco importava in quel momento.
E invece mi dicono di entrare in sala operatoria.
Ok, vado a salutare e poi scappo.
Mi dico.

Invece no.
Invece poi mi chiedono come va e io dico che prima di ascoltare la tragedia di là stavo benissimo e mi rispondono "il mondo è bello perchè è vario".
Al che alzo il sopracciglio.
"vedrà che non sarà niente"
E io rispondo che non mi aspetto altro che questo.
Faccio la spavalda.
La mia condizione di 40enne poliabortiva mi rende tristemente veterana. Triste, ma sempre veterana.
Della serie "vuoi che faccio da sola?"
Ma ovviamente me la faccio sotto.
Invece va proprio così. Abbiamo anche l'ardire di discutere al monitor della mia cavità uterina, che è perfetta e bellissima (cito testualmente) e che uscirà sul prossimo numero di GENTE in edicola (giusto Daniela?)
E poi discutiamo di altro, l'altro che ancora non pronuncio e non racconto, che è un bel pò più serio, e poi basta, mi dicono di rivestirmi che mi dimettono.
Niente.
Manco l'ombra di un dolore.
Che fico.
Torno dal VIA dove sta la collega sotto flebo che ancora urla, e aspetto (ancora) in mutande.
Poi mi dicono che posso andare a recuperare i pantaloni neri nell'armadietto e uscire.
Bene.
Ma io non ho tasche.
Sono in mutande.
Dove sono le chiavi dell'armadietto???????
Sono sparite.
Panico.
Infermiere di nuovo in agitazione.
Fermi tutti. Si torna in sala operatoria. Si alza il materassino del lettino. Si rovista nei cesti dell'immondizia. Negli angoli. Nei calzari blu.
Le chiavi sono sparite.
Io comincio a ridere.
Loro, sono costretti a chiamare uno scassinatore di armadietti per ridarmi pantaloni e cellular-mantras.
E continuo a ridere.
Un pò perchè sono fatta di medicinali, un pò perchè sono contenta che l'esame è andato bene, un pò perchè mi sento leggera e meno apprensiva delle volte scorse (dopo è sempre facile dirselo).
Mi rendo conto di essere dentro da un'ora e mezzo e che fuori marito, cappotti e ombrelli, stanno per chiamare la polizia. Mi affaccio con la cuffietta e le mutande alla prima porta che vedo e faccio segno a Fabio che è tutto ok, tanto per non ritrovarmi un marito infartato, poi dopo dieci minuti mi fanno uscire.
E io ancora rido.
E fuori invece le persone dopo di me erano bianche come latte, Fabio era bianco come un cencio e, povera, mamma e marito della collega con flebo, bianchi come fantasmi.
Tutta questa gente mi assale e devo aver pensato che sono scema, e va bene, forse sì.
Poi  riprendo contegno e  spiego che la ragazza stava meglio (-ossigenazione del sangue e pressione nella norma, e non urla più dottore-) e che l'esame è una cavolata, oh tu che stai per entrare.
Il tempo passato è dovuto a una serie di sfighe. Don't worry.

A me tremano le gambe, altro che.

Mi ricompongo e firmo per le dimissioni.
Poi ripenso a quella ragazza.
E' stata presa in giro là dentro. Dicevano che lei ha sempre queste reazioni al dolore.
A me è sembrato che stesse per morire.
Io non lo so se era esagerata lei, fatto sta che stava male e nemmeno una flebo di un mix di droghe la stava facendo rinsavire. Solo panico?
Può darsi.
Ma quanto siamo disposte a farci fare per questi figli?
Fino a che punto siamo disposte ad arrivare?
Io sono andata oltre i miei limiti.
Lo so.

Poi ho imparato che i miei limiti sono altri e attraverso lo yoga, ho imparato che non è necessario superarli ma che bisogna impegnarsi per fare il nostro massimo. E che non mi si venga a dire che sono ferma, ancorata al passato e fissata.
Ognuno di noi ha una strada da percorrere, sta a noi decidere se farlo o no.
Il come è affar nostro, solo nostro e nessuno può sapere e dire niente.
Nessuno.
Ho nel cuore quella donna che urlava.
Ero io, in quel pronto soccorso di due anni fa, mentre mi dissanguavo.
Disposta a tutto.

Quello che non sono più disposta a fare ora.
Il mio tutto è altro.
E l'ho riconosciuto.
Così ho trovato la forza per ricominciare.
Anzi, come dice la mia amica Nicole,
per iniziare.

Ecco dove stava la forza, ora ho capito.


Attesa di nascere, attesa di Natale.

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Il mio viaggio per i sette anni con il mio compagno, collega, amante, amico, padre,
Ve lo racconto così.
In attesa di nascere.












         
Basilica di Sant'Elia. Viterbo.
15 dicembre 2007 
Inizio del cammino




Silenzi e risposte

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mi piacerebbe che per questo Natale, le persone si ricordassero come ci si sente a mandar giù aria e vuoti per l'ennesimo anno.
si sorride comunque.
si festeggia comunque.
si vive comunque.
si fa l'albero e il Presepe.
si fanno i dolci, i regali, i buoni propositi.
si regalano libri di favole.
Poi si incartano regali che non verranno mai spediti, preparati per quelle donne che come me, hanno fatto un cammino insieme, hanno pianto, mi hanno stretto la mano, si sono sentite amate e comprese, e poi hanno proseguito il loro cammino lasciandomi indietro.
Io non ho capito.
Ma è un mio limite.
Non ho altre spiegazioni.
Mi farei piegare affinchè altre donne non provino ancora questo senso di vuoto e di smarrimento e di paura. Aprirei ancora le porte della mia casa, come sempre, e vivrei per ridere insieme e condividere ancora.
Ma il silenzio, quello non lo so gestire.
Il silenzio dà spazio a interpretazioni, spesso sbagliate.
Il silenzio mi destabilizza, mi fa sentire sola.
Il silenzio, quello da rispettare, è incoerente se si scontra con pezzi di vita quotidiana che fingono normalità.
Il silenzio allontana.
E la sensazione più forte che ho in questo Natale, è questo silenzio intorno a me, nonostante io non abbia mai smesso di condividere.
Non ci saranno spiegazioni, nè interpretazioni.
E i miei regali rimarranno sotto l'albero. Impacchettati e mai portati.

Ho in mano una verità che fa male, una risposta. Quella risposta che cercavo tempo fa e che poi ho smesso di cercare. Una verità che mi è venuta incontro e che ora fa i conti con le tante morti nella mia pancia.
Oggi fa i conti con la responsabilità. Non la colpa.
Ma non venite a dirmi che è tutto normale e che non è colpa di nessuno se le cose sono andate così.
Fateci voi i conti con un corpo che uccide i propri figli.
Poi ne riparliamo.

Questo Natale è per Filippo, la mia lente nuova, che mi ha insegnato a vedere la vita da un altro punto di vista. La mia consolazione quando mi sento disperata. La mia forza quando mi sento debole. Sicura di essere guardata e guidata da lui, che ora gioca con i miei bambini.

Questo Natale è Madre Natura così benevola in alcuni casi, così severa come nel mio.
AnnaMaria mi dirà che la dea Madre mi protegge ancora, e che
"Chi é piú forte toglie la paura a chi é piú debole....Vorrá dire che comincerá tuo figlio ad essere forte per te"



Se tu ce la fai figlio mio, allora io accetto volentieri.
Se tu sei più forte di me, allora prego, avanti. Perchè io non lo sono quanto vorrei. Quel tanto che dovrebbe servire a proteggerti.
Dammi la forza per proseguire su questa strada di verità. Toglimi questo senso di solitudine che mi fa sentire malata, diversa.
Donami la voglia di sorridere davvero, nonostante la tua assenza e l'assenza di chi ho amato.
Aiutami a far comprendere che questi giorni sono il centuplicarsi del dolore e del vuoto di pancia.
Che l'indifferenza, quella che si indossa perchè non si sa che fare, fa più male di un silenzio cercato, e che io non ho capito.
E che sono immensamente grata per i doni che mi sono stati fatti e che rifarei tutto daccapo.
Dall'inizio alla fine.
Ma che non ce la faccio a non guardare indietro, in questi giorni di indifferenza globalizzata mascherata da buonismo.
I giudizi risuonano nella mia testa e mi stringono all'angolo.
Mi sento piccola e indebolita.

Sarà un anno diverso quello che arriverà.
L'anno in cui cambierà tutto e tornerà la pace, nel mio cuore e nella mia pancia.



Buon natale

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E buon natale ai miei bambini, Eugenio, Beatrice, Diego, Carla, Alberto, Lorenzo, e buon natale a quelli che abiteranno ancora la mia pancia.
E buon natale ai vostri cuori smarriti, soli e vuoti, che si possano riempire ancora di speranza.
E buon natale alle mie amiche con la pancia e la paura che le ha costrette al silenzio, pur di non respirare.
E buon natale alle già mamme, che i loro figli le prendano per mano e non le lascino mai sole.
E buon natale a chi non c'è qui, su questa terra, ma è altrove, dove noi li immaginiamo.
E buon natale a chi si sente solo.
Perché nessuno di noi dovrebbe provare la solitudine.

Io prometto di essere più buona e più bella (certo, è difficile ancor di più !) e di essere meno critica e meno polemica. Più stronza, però più neutra nei giudizi, più serena, meno agitata, più silenziosa, più abitata.

Buon natale a Filippo, che mi segue. Questa notte è per lui.




Di solitudine che non mi appartiene

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Ieri mi sono scontrata confrontata con una persona circa il tema della solitudine.
Questa persona mi ha fatto notare che pur avendo avuto tre figli, la sua solitudine, ovvero il suo essere figlia unica con una famiglia senza cugini, la porta dentro, nel cuore, da sempre e che durante queste feste si accentua, nonostante.
Nonostante lo dico io.
Pagherei oro per passare le feste con tre dei miei figli in vita.
Eppure è così.
Perchè io sono figlia di una famiglia numerosa, che si confronta scontra quotidianamente con problematiche diverse. 

Eppure, ci si può sentire soli anche con tanti fratelli.
Eppure ci si può sentire soli anche essendo madre di tre figli.

Ho riflettuto molto su questo.

Io non mi sento sola perchè non ho figli.
Io mi sono sentita sola perchè abbandonata dalle persone a cui volevo bene quando ero addolorata.

Oggi non mi sento sola.
Mi basto, con tutti i miei difetti e le mie inquietudini e i miei vuoti.
La mia famiglia, quella formata da noi due e da Hope è davvero quanto più mi rende sicura e in pace.

Mi volto indietro a questo anno passato.
Non è stato affatto male. 
Non ho avuto ciò che desideravo ma mi ha aperto a nuovi mondi e nuovi modi di vedere la vita.
Non sono stata male. Non ho provato dolore.
Per me vuol dire tanto, tutto, dopo anni di sofferenza, anche fisica.
Sono stata bene e questo non è poco. Ho potuto riprendere le forze e ricominciare a vivere.
Avevo bisogno di questo tempo, non sarei riuscita a ri-iniziare altrimenti.

Ne è valsa la pena sin qua.


Buon anno, noi, per la prima volta da quando viviamo insieme, saremo a casa nostra. Hope tremante al mio fianco.
Aspettiamo la persona che si sente sola con i tre figli, anche se avremmo voluto tanto rimanere "solo" noi.
Eppure,
nessuno dovrebbe sentirsi mai solo.




Buon inizio.




ù

#l'ottimismo è il profumo della vita

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1# la mia amica V. ha perso la nonna la mattina di natale, mentre distribuiva regali. Un ictus l'ha immobilizzata e ora non vive più nel suo letto di ospedale, però non è morta, se il coma irreversibile non è morte. V. è incazzata con questo paese incivile, dice lei, che non le permette di dare una morte dignitosa a sua nonna (non è il mio pensiero). Però a me fa male per lei.

2# abbiamo bucato una gomma, vabbè succede. In urgenza abbiamo dovuto sostituire tutte e due le gomme anteriori, non avendo preventivato la spesa.

3# passato una mattina intera all'equitalia, a sentire storie di povertà e di disperazione, che in confronto due miseri bolli fanno ridere. Pur avendo risolto per me, ne sono uscita distrutta.

4# passato una mattina tra INPS e POSTA, a incazzarsi, per ottenere soldi che erano nostri da mesi.

5# il 6 gennaio abbiamo evitato uno scontro frontale in macchina. Tornando a casa abbastanza di corsa (poi dirò perchè) i freni non hanno funzionato (oppure c'è stata una svista), comunque imboccata strada contromano ad una biforcazione, freno a mano, testa coda. Paura e lacrime.
Però avevamo cambiato le gomme no? e quindi l'abs ha fatto il suo dovere e la macchina, che è passata appena poco dopo il testa coda nemmeno si è accorta di noi. Hope faceva i capricci che non voleva entrare nel trasportino, noi eravamo tentati di lasciarlo libero e poi abbiamo insistito a metterlo dentro. Se non lo avessimo fatto avrebbe sfondato il vetro. Ogni tanto il nostro angelo si fa vivo.

6# Ho la febbre alta dal 6 gennaio (ecco perchè correvamo a casa). Una di quelle influenze che ti stacca i polmoni ad ogni colpo di tosse, li appiccica al soffitto e tu devi andarteli a riprendere lassù ogni volta. Son tre giorni che non dormo laà-laà e oggi mi è toccato l'antibiotico, per la seconda volta in un mese (il mese scorso per isteroscopia). E se i miei ovetti non si sono cotti con i 40° di febbre, sono stati annientati dagli antibiotici, perchè ovviamente sono in ovulazione, laà-laà.

7# E' entrato un nuovo lavoro. Evviva. #comedueliberiprofessionistivivonoallagiornata

8# La mia famiglia è stata oggetto di una truffa, cioè un inganno, ovvero una persona della mia famiglia è stata plagiata, raggirata, ingannata e tutti noi siamo stati coinvolti. Ovviamente non dirò cosa e chi, anche perchè ho il forte sospetto di essere letta da queste persone di merda.
In questo caso,
andate a fanculo.
Di cuore.


9# non ho in mano tutte le risposte che cerco, ancora il puzzle non è completo e non tutti i pezzi sono a posto. Manca pochissimo. E poi saprò.

10#  #jesuischarlie #jesuisJuif




























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Nonostante ciò, a me questo 2015 sta simpatico.
Sarò scema?



p.s
e comunque, tre giorni a letto alla fine di vacanze natalizie in cui non ho avuto il tempo nemmeno di sedermi, ma nemmeno se li svendevano ai saldi. Volete mettere?





un'altra vetta raggiunta.

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Abbiamo avuto tutti gli esiti degli esami.
Abbiamo scalato anche questa montagna.
Ora si ricomincia a camminare.
Stamattina mi sono svegliata inquieta, sentivo qualcosa che non andava. Dopo la doccia ho capito cos'era. Paura.
Non voglio più provare quella sensazione che mi riporta indietro, ma è inevitabile per chi ha deciso di voler sapere dove sta la verità.
Un paio di lacrime sono scese giù come due case e improvvisamente ho realizzato che oggi sicuramente, a conti fatti, avrei ricevuto tutti gli esiti degli esami fatti. E così è stato.

Ci sono momenti in cui mi convinco che va bene tutto come sta andando. Che tuttosommato io non lo voglio più questo figlio, perchè l'equilibrio che ora abbiamo in casa sa di libertà, tranquillità, serenità. E allora va bene così.
Poi però faccio sogni.
Mi si stringe lo stomaco mentre faccio tutt'altro. Che so, come quando senti le farfalle nello stomaco perchè sai che di lì a poco incontrerai una persona che ami, o che farai una cosa bella, o che vedrai qualcosa che ti sovraeccita.
Ecco.
A me tornano le farfalle nello stomaco se penso a mio figlio, mentre sto facendo tutt'altro.
E allora come posso lasciar stare le cose come stanno?

Abbiamo scalato anche questa montagna, ma stavolta è stato tutto diverso.
Avevo una manina che mi teneva, lo so, lo sento, e poi una fata buona su questa terra che si collega con la mia mente ogni volta che le cose non vanno.
Va tutto bene.
Tra poco sapremo cosa dovremo fare e io non ho più paura.
Mi sembra così strano, eppure è così, ci sono condizioni al contorno solo a favore.
Ora non possiamo far altro che lasciarci guidare.
Non mi sento più in balìa delle onde, spostata dalla corrente. Sono io che guido la mia barca stavolta.

Siamo sostenuti, adeguatamente sostenuti. Ce la possiamo fare.

alla fine arriva mamma 2.0

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" C’è un concetto della cultura ebraica che mi ha sempre colpito è [...] il tiqqun ‘olam. L’idea, in parole fin troppo povere, è che la creazione del mondo non è esclusiva responsabilità del Creatore, ma che va in qualche misura completata dagli uomini, riparando quello che nel mondo, abbastanza vistosamente, non funziona" 
(dal blog: http://yenibelqis.wordpress.com/2014/11/07/riparare-il-mondo/ )





Dal blog in bozza.
10 novembre 2014
Sono stati giorni faticosi, al limite.
Tensione.
Ho tremato e ho pianto e ho discusso urlando.
Ho puntato i piedi, non volevo ricominciare.
La verità è che avevo paura e nausea.
La nausea è ciò che più di tutto ha caratterizzato i giorni precedenti l'incontro e poi tutto il giorno stesso, dopo quattro ore di anticamera, un breve colloquio di introduzione con l'assistente che metteva insieme pezzi ed esami della nostra storia, e poi il lungo incontro con questo nuovo dottore.
Poi la nausea.
Forte, incontrollata, senza vomitare. La testa che faceva male e il vuoto nello stomaco.
Finchè, mentre da lontano si avvicinavano veloci due fronti nuvolosi neri che poi si sono scontrati trasformandosi istantaneamente in ghiaccio, non son dovuta scendere veloce dalla macchina, al centro di un incrocio con semaforo, e lì, iniziare a piangere. Lacrime grandi come case, giù lungo il viso, mentre gli altri automobilisti mi fissavano e Fabio che, sceso, mi teneva stretta.
Finalmente.

E così ricominceremo.
Perchè questo nuovo dottore non dà per scontato affatto che il nostro problema risiede negli embrioni, cioè, non pensa che i nostri figli siano sbagliati.
Chiama bambini gli embrioni.
Questo non mi è sfuggito.
Non esclude che il problema possa essere genetico, ma non ritiene sia scontato.
Anzi.
Ritiene ci sia un'alta probabilità che il problema risieda nell'impianto.
Cioè nella mia incapacità a costruire una culla accogliente.
Questo non mi ha affatto gettato nello sconforto. Non mi sono sentita in colpa. Non ritengo che se così fosse, questo possa voler dire non essere una madre di serie A. Se scoprirò questo, lo accetterò e ricomincerò da un altro punto.
Questo approccio significa che non siamo per ora candidati ad un'eterologa. Finchè non capiamo dove risiede il problema non possiamo essere sicuri che una donazione di gameti possa aiutarci ad avere nostro figlio.
Alla mia domanda sul perchè lui non ci propone una diagnosi preimpianto, la risposta è "perchè ritengo sia una vendita alla Wanda Marchi!". Poi spiega perchè.
Ma a me basta. E' quello che penso anche io.
A me a quel punto vengono gli occhi lucidi e vorrei dargli la mano, per congratularmi, perchè è quello che ho sempre sostenuto e perchè non è mai stata una risposta convincente, da nessun punto di vista.
Ma non gli dò la mano, non ho intenzione di lasciarmi coinvolgere nuovamente emotivamente. So che sto tradendo il mio carodott, so che non saprò come dirglielo, e una parte di me ancora pensa che solo lui ha la verità unica e indiscutibile in mano.
Questo nuovo dottore inoltre vuole testare il livello di tossicità del mio sangue.
Gli parlo di cellule NK che sono normali nel mio caso.
Mi risponde che una guerra si combatte sul campo non seduti alla scrivania. E che le NK andrebbero testate in gravidanza, non prima, cosa impossibile da fare ovviamente e quindi propone un test che simulerà la situazione del mio sangue in gravidanza.
Non mi sfugge nemmeno questa ultima parola: guerra. Ho da sempre ritenuto di essere in battaglia. Solo che ora sono con la bandiera bianca alzata.
Mi parla inoltre di verificare che tutti gli aborti passati non abbiano fatto danni, esaminando in maniera approfondita la mia cavità uterina. Secondo lui è altamente probabile ed è per questo che attualmente non riesco a rimanere incinta. Mi dice inoltre che la mia età non è il disastro che gli presento, visto la mia "produzione" precedente.

Io, che sono entrata incazzata, spazientita, con il bisogno di vomitare, con un solo caffè dalla mattina, stanca, infreddolita, sono calma a quel punto.
Mi dico che questa persona sta interpretando i miei pensieri ed esaudendo i miei desideri, quelli che una volta erano i miei desideri. Cercare una causa.
Gli dico che se è in grado di scovare questa ragione, allora, se non ci sarà rimedio, io invece avrò pace.
Se ci sarà rimedio allora combatterò.
Ma soprattutto, avrò pace.
Quella pace che nessuno mi ha dato, quel tormento che mi logora, quel dolore sordo, destabilizzante, del non avere un perchè mi è accaduto tutto questo.
Quella pace che non mi farà sentire arresa.
Perchè non si può chiedere ad una madre di arrendersi.

Io ho bisogno di pace.
Ho bisogno di essere creduta.
Ho bisogno che sia dia voce al mio istinto provato e condannato. Fatto a pezzetti dal dolore.
Non so se sono pronta a ricominciare.
Cammino a piccoli passi. Non mi aspetto nulla. Non so cosa farò.
Faremo una lista lunghissima di esami, tutti a pagamento, che supera di molto un numero a tre zeri, questo lo so. E questo è un problema grande come una casa.
Poi tireremo le somme.

Potrei entrare nel dettaglio di ciò che sto per fare, ma non lo farò, voi siete piccoli, non potete capire il dettaglio, potete solo sentire il calore.
Lo sentite?
C'è una piccolissima fiammella giù in fondo.
Accesa per voi.
Concentratevi, una piccola, flebile luce.
Ri-accesa per voi.

4° ora di attesa

sulla scrivania del nuovodott c'è la statuina che è anche sul mio comodino

fronti nuvolosi prima dello scontro all'uscita


Questo è ciò che accadeva circa tre mesi fa.
Questo è uno dei miei post in bozza, che oggi rendo pubblico, non perchè io sia una diva che ha deciso di regalare perle centellinate, ma perchè ho deciso di salvaguardare la mia proverbiale sensibilità dai giudizi altrui, giudizi di cui non ho bisogno, che non chiedo, a cui non voglio più dare peso.
Ho pensato molte volte di cambiare, andare via da qui, ma la mia coerenza mi impone un comportamento diverso, che mi appartiene e che mi rende orgogliosa di quello che sono.
Ragion per cui, ma non solo, ri-scrivo di questa mia nuova fase, la 2.0, che mi vede rimessa a nuovo, rilucidata, con qualche ammaccatura rimessa su con qualche martellata da dentro, ma ancora in grado di camminare per chilometri.
Ciò che è successo tre mesi fa, e cioè la decisione di voler chiedere ancora di fare luce, ha solo in parte influenzato la mia vita. Ho continuato a lavorare, fare yoga, avere una vita sociale, oltre il pensiero di diventare madre. E sono stata bene.

Ho ricevuto quasi tutti i risultati degli esami richiesti durante un we di vacanza prima di Natale.
Stavamo per entrare nel castello di Gradara, avevamo scattato una foto con Hope che ci faceva tanto ridere, mi é squillato il cellulare per avvisarmi di una mail importante. Ho settato il telefono in modo che mi debbano arrivare solo notifiche di mail importanti, evidentemente quella lo era e dunque decido di leggere. Erano i risultati delle analisi.
Ci diciamo che li avremmo letti in albergo più tardi, ma non riusciamo nemmeno ad arrivare alla stanza di Paolo e Francesca, che già, in parte, ci è chiara la situazione.
Il resto è batticuore e paura. Poi una cena romantica in un posto incantevole e una bottiglia di vino che non dimenticherò più, e la decisione di stare bene, comunque.
Sono tantissimi gli esami fatti, soprattutto quelli genetici che ci dicono che noi due insieme funzioniamo -tiriamo un sospiro di sollievo- e poi arriviamo ai test di tossicità del mio sangue.
Il mio livello di embriotossicità è pari a ICT70: 150minuti.
Vuol dire che il 70% delle blastocisti di Danio rerio Zebrafish (ovvero un pesce!) messe a contatto con il mio sangue muore in 150 minuti (intervallo tra 121 e 180min). E' un livello medio. Il livello elevato è < 120minuti. Ci verrà poi spiegato che il livello medio è tipico di una donna poliabortiva, che concepisce ma non porta avanti i suoi piccoli.
C'è un altro valore che non va bene, e riguarda sempre il mio sangue e il mio livello di tossicità. Fino a tre giorni fa abbiamo temuto fosse un risultato che non ci avrebbe dato soluzioni. Non è così.
Poi abbiamo fatto un'isteroscopia, e di questo ne ho parlato qui.
Poi abbiamo atteso il Natale, che è stato dolce, di corsa, ma dolce come non mai in questi anni.
Senza aspettative. Senza chiedersi se il nostro natale sarebbe dovuto essere diverso, perchè è stato bello così, come ci eravamo promessi.
Una settimana fa sono arrivati gli ultimi risultati, i più temuti. Esami che avrebbero dovuto darci risposte concrete sulla causa genetica che comporterebbe gli aborti.

Quando due natali fa, ho perso il mio ultimo bambino, la sentenza che più di ogni altra cosa ci ha buttato nel buio dei mesi successivi, è stata l'ipotesi che tutti i nostri embrioni fossero sbagliati per cause genetiche. Ma tutti sbagliati??? Era l'unica domanda che riuscivo a farmi e che ha risuonato nella mia testa continuamente,  non abbandonandomi mai.
Non è facile fare i conti con un'ipotesi del genere. Si deve accettare che in due non si genera vita ma morte. Come ho accettato tutto questo, lo potete leggere nelle pagine precedenti.
Ci è voluto tanto tempo sì.
Ho avuto bisogno di tutto questo tempo.
Solo ora so che non ero ferma, pur avvertendo questa sensazione.
Procedevo lentamente in mezzo al mare, ero in balìa delle onde, è vero, ma una parte di me procedeva, quella parte che non mi ha permesso di annegare.

Gli approfondimenti genetici su sequenze subtelomeriche dei nostri cromosomi non rivelano traslocazioni, nè ombra di anomalie, tali da avvalorare l'ipotesi della cause genetiche.


Improvvisamente un peso grande come una casa si allontana, comunque andranno le cose, smetterò definitivamente di sentirmi una madre sbagliata.
E poi il futuro.
Quello che ci era stato tolto.
Un futuro che ho piano piano immaginato e costruito senza i miei figli, attingendo a tutte le risorse e tutto l'amore del mondo, senza mai mettere in dubbio le scelte fatte sin qui.
E' stata dura e lo sarà ancora.
Oggi inizia una nuova me che va incontro ad un nuovo futuro, una nuova fase della mia vita.
Non è da tutti riconoscere i tanti passaggi che la vita ci propone.
Io li ho precisamente in mente tutti. E potrei elencarli uno ad uno.

Ora faccio i conti con l'ipotesi che possa essere io la causa della morte dei miei figli.
Ma non l'ho voluto, non posso sentirmi in colpa per questo.
Sono andati e non torneranno più. Se sono esistiti c'è un motivo che mi ha condotto sin qua, e mentre una volta cercavo quella verità, che potrei aver oggi trovato, ora non ha più importanza.
Forse ho trovato il bandolo della matassa.
Forse sì.
Ma non è questo il punto, non lo è più davvero.
Non sono più disposta a rompere l'equilibrio di benessere che mi sono guadagnata con unghie e denti.
Non sono più disposta a raccontarmi per elemosinare comprensione.
Non sono più disposta a non essere più io per accaparrare consensi.

Iniziamo una terapia di un medicinale via flebo.
Poi ripetiamo gli esami per vedere se rispondo e se riusciamo ad abbassare la tossicità del mio sangue.
Poi ci teniamo per mano e voliamo.
Il come lo racconterò, un pezzetto alla volta.
Forse.


Prima flebo della terapia.
A casa, con calma.
Eppure nervosismo. 
Fa male.
L'ago esce dalla vena. Cambio braccio.
Chiudo gli occhi e ripenso a tutte le volte che mi è stata fatta una flebo con urgenza in pronto soccorso.
Ce la posso fare.
Dico a chi mi fa la flebo di non preoccuparsi. Che se questa è la causa che uccide i miei figli, io uccido la causa.

Non sono così forte come sembro raccontare. Perchè poi mi sento fragile. Poi ho bisogno di rannicchiarmi sotto la coperta di lana di mia suocera, che me la fa sentire così vicino oggi.
Poi mi scendono due lacrime grandi come case.
Poi va bene tutto.
Ora va bene perchè è tutto cambiato e ce lo siamo promesso.
Una promessa grande come un bambino.






Festa della luce e seconda flebo

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| Dove è odio, fa' che io porti l'amore. 
| Dove è offesa, che io porti il perdono. 
| Dove è discordia, che io porti l'unione. 
| Dove è dubbio, che io porti la fede. 
| Dove è errore, che io porti la verità. 
| Dove è disperazione, che io porti la speranza. 
| Dove è tristezza, che io porti la gioia. 
| Dove sono le tenebre, che io porti la luce.
San Francesco d'Assisi


- Festa della Luce, festa della candelora -




Seconda flebo di medicinale.
Speriamo sia l'ultima.
Dipenderà dai risultati degli esami che farò.
Oggi pomeriggio, dopo la flebo, sono crollata sul divano. Crollata per me vuol dire dormire 15-20 minuti, un record, visto che non dormo di pomeriggio nemmeno se ho la febbre alta. Combatto con la paura e un'influenza intestinale, che dopo la bronchite mi ha definitivamente messo a terra. Dolori e crampi alla pancia che quasi mi hanno ricordato le coliche di fegato. Oggi, mi sembra di stare leggermente meglio, ma non lo dico troppo ad alta voce.
Nel frattempo mando giù riso in bianco, patate e carote. Mi sono concessa una fettina di pollo diviso in due giornate e una sogliola lessa che mi ha fatto venire i brividi solo a guardarla.
Decisamente, nonostante il mio buonumore di fondo, qualcosa rema contro. Ma sono una combattente e vincerò io.
Questa storia della flebo cammina sotto pelle, come il medicinale che mi sparo nelle vene, cerco di non pensare ai risultati, cerco di non pensare troppo al futuro che sta diventando rapidamente presente, cerco di non fare nessun calcolo, nè previsione. 
E' una buona strategia, funziona.
Eppure questo sangue tossico che uccide i miei bambini, è una spina sottile che punge e mi sveglia nel cuore della notte. Poi mi riaddormento subito, ma intanto la puncicata arriva, così, tanto per non farmi calare l'attenzione. 
E' un mese che non pratico yoga. Non sono riuscita ad andare per tutti i malanni (un mese!!!!) e mi manca come l'aria.
Se riuscirò a riprendere presto so che riprenderò a dormire senza svegliarmi.
Vorrei provare a riprendere il tema maternità e tutto ciò che comporta. Ogni tanto mi chiedo se è il caso. Sin qui tutta teoria, ma poi avere un figlio adesso, alla mia età, chissà davvero, nella pratica, cosa vuol dire. Se è davvero il caso.
Domanda scema?
Lasciamo stare allora.
Metto da parte per tempi migliori.
Ho imparato a non mettere troppa carne al fuoco e ad occuparmi di ciò che posso occuparmi un pò alla volta.

Stamattina mi hanno detto che la persona che ci ha regalato la nostra gatta Ema sta vivendo gli ultimi giorni della sua vita. A noi ha regalato amore e grazie al suo dono abbiamo imparato ad accogliere. La sua vita intrecciata a noi ha innescato un processo di amore che rimarrà per sempre impresso nel nostro cuore. 


Intanto stanotte a Roma ha nevicato.
Poca roba per chi è abituato alla neve vera, ma ricordo che il nostro bambino verrà dalla neve e di nome fa Nevischietto.
Nevicherà ancora nei prossimi giorni, in maniera più seria. Come tre anni fa. E ogni fiocco sarà pieno di speranza che mi porterà verso la mia personale primavera.





Chi sono ora.

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Ho imparato che un mantra recitato ad alta voce è il linguaggio degli uomini. Un mantra recitato in silenzio, è il linguaggio di Dio. Un mantra recitato sussurrando, è il linguaggio degli angeli. E così, anche io posso comunicare con i miei di angeli.
SA.TA.NA.MA.

Satanama Meditation 31 minutes: http://youtu.be/BukBdS37Qj0




Questa notte ho sognato il mio dottore.
Un sogno preciso e nitido.
Forse perchè, a tutte le persone che stanno andando da lui tramite me, chiede come sto.
Io non sto andando e so il perchè.
So che non approva le analisi fatte sin qui e che ritiene inutile l'esame sull'embriotossicità che mi ha dato dei risultati positivi.
Io so che questo esame non ha per tutti lo stesso valore, ma non ho nulla da perdere e vado avanti.
 Il punto è che dovrei andare da lui, farmi visitare e parlare con calma che questa è la mia vita, ma non ho niente in mano e non voglio giustificarmi.
Non ho voglia di ascoltare pareri contrari, non ho bisogno nemmeno di false speranze nè di attese spasmodiche e di disattese smentite.
Non mi aspetto più nulla, ho solo bisogno di non dovermi difendere, da nessuno.
La solitudine che sentivo prima ho capito cos'era.
Avevo bisogno di compagnia. Avevo bisogno di qualcuno che mi dicesse mi manchi.
Io l'ho detto e non è servito.
Ho combinato solo guai, non sono riuscita a far capire che non sono in grado di gestire la mia irrazionalità, soprattutto quando si tratta di sentimenti.
Non fa niente.
Sono sola.
Mi dispiace molto per questo, ma non sto più male per questo.
Sento scivolare addosso la maggior parte di ciò che mi riguarda.
Questo vuol dire che il mio scudo ora è di qualche cm più spesso.
Il dolore indurisce, è la mia amara verità.

Il sogno di stanotte è stato positivo comunque.
La sensazione che mi ha lasciato è stata quella di voler raccontare a chi non sa, chi sono ora.

Ecco, ora mi manca di raccontare fuori di qui, chi sono diventata.
Intanto so che qualcuno di voi che mi sta leggendo, mi sogna.
Succede periodicamente. Appaio nei sogni delle persone. All'inizio mi sorprendevo.
Oggi non più, mi sono abituata.
Vuol dire che vi immedesimate in ciò che racconto.
E' una cosa bella.
Potremmo mettere insieme questi sogni, i miei e i vostri, li incastriamo tutti. Non che devono parlare di me, ma qualcosa di buono ne deve venir fuori da questi incastri onirici, che non può essere una casualità, no?


Vi segnalo questo libro, di cui ho avuto notizia oggi:
Infertilità di stato 
“Infertilità di Stato” è dedicato ai genitori in pectore e, soprattutto, ai figli che, vi si legge, “comunque nascano portano sulle spalle il peso del futuro”.

Uno degli autori è il genetista che ci sta seguendo sulla faccenda dell'embriotossicità.

Guru Mantra

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7° giorno di meditazione.


E' così, l'amore non lo conosciamo, la paura sì.
Cerco di imparare l'amore, la paura invece mi abita.
In questi giorni poi di attesa, è irrazionale, la sento sottile, insinuarsi e contrastarmi, nonostante i miei sforzi.
  • Guru Guru Wahe Guru, Guru Ram Das Guru
  • Al di là d’ogni descrizione è la Sua Saggezza, O Guru Ram Das illuminami e proteggimi.
Ho iniziato stavolta il primo giorno di Quaresima, e quindi, visto che ogni meditazione ha un tempo minimo di 40 giorni, finirò con la Pasqua, che sarà di rinascita, davvero stavolta. Questo mantra si recita con la mano sinistra sul cuore e la destra sopra. Basta. Solo questo. E' una meditazione per il cuore, per il mio cuore e per le persone a cui penso quotidianamente.
E' una meditazione per Filippo, che sono tre mesi che è nato al cielo, e le sue manine sono l'immagine più frequente che ho, ogni volta che chiudo gli occhi.
E' anche una meditazione per Silvia, alla quale ho chiesto di non leggermi, e dunque credo non lo farà, ed è per lei perchè è un mantra di protezione, ed io penso che può proteggere lei e il suo bambino.

Sono in attesa dei risultati dell'esame effettuato dopo la terapia su flebo per verificare se il livello di tossicità del mio sangue si è abbassato o no. Ho prenotato una serie di analisi di prevenzione ed esami diagnostici per questa settimana, perchè ho capito che solo io sono il vero dottore di me stessa, e da sola mi devo occupare di tutti gli aspetti medici da sottoporre ai vari specialisti, per poi comporre tutti i pezzi.

Non mi aspetto nulla. Non ho più aspettative. Vivo nel presente, non guardo più al passato, non aspetto il futuro.

Vorrei imparare a chiedere, quello sì. Vorrei essere in grado di chiedere, ma non so farlo. Ho visto farlo a molte donne prima di me, e tutte hanno ottenuto ciò che desideravano.  Io nonostante tutto non riesco a chiedere e non so perchè. 
Oggi mi sono accorta che il salice Nevischietto ha messo le prime foglioline, è passato dai germogli che non ho visto, alle foglie verdi. Vuol dire che l'inverno sta finendo e ora si fa sul serio. Per questo, ho deciso di cambiare il cuore, in tutti i sensi, con la meditazione, con la paura, con l'amore, con la nuova me. E con un nuovo cuore accanto a quello vecchio (che ormai ha quasi quattro anni).







Finchè non sarai nei panni degli altri.

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15° giorno di meditazione

Riflettevo in questi giorni, dopo essere passata a prendere un tè dalla mia amica V.
Non è un bel periodo per V. e io, ho ripensato di aver sperato che qualcuno avesse qualche minuto per me per prendere un tè, quando era il mio, il periodo che non andava bene.
Però non è stato facile. Il suo bambino non ci ha lasciato tregua, ha pianto sempre e non l'ha lasciata mai, nè ha permesso che io potessi interagire con lui o con lei.
Stanchezza nei suoi occhi e nei suoi gesti.
Giorni fa al telefono V. mi ha detto di sognare il giorno in cui annuserà l'odore del mio bambino e potrà tenerlo tra le sue braccia.

Quasi una settimana fa R. è stata operata in urgenza. Le hanno tolto nove fibromi all'utero. Ha un anno più di me, i suoi genitori non ci sono più, per me, nonostante alti e bassi, è come una sorella, a R. avevano detto che le avrebbero tolto l'utero, anche se non ha figli.
L'intervento è durato sei ore, alla fine il chirurgo che la stava operando è uscito per chiedere al suo compagno se erano stati mai da un ginecologo visto lo stato in cui era arrivata in sala operatoria.
Ovviamente sì.
Ovviamente le avevano detto di aspettare e che i fibromi erano cinque, non nove, e che era meglio intervenire dopo una gravidanza.
Quale gravidanza sarebbe potuta esistere mai in quel luogo ostile?
R. oggi è a casa e anche il suo utero. Intero.

S. non c'è più. Se ne è andata ridendo. Ha vissuto con ironia, filosofia, creatività. Se ne è andata mangiando dolci, mentre nella sua casa si riunivano vecchi amici che discutevano dei suoi quadri e recitavano mantra.
S. e i suoi gatti, la sua Ciuccetta, mamma della mia Ema. In questi giorni sento il suo spirito in casa che mi viene a trovare. Forse prima di andarsene per sempre, sta passando a controllare che tutto sia a posto.

M. si è lasciata con P. dopo quindici anni insieme. La mia immediata reazione è stata di sconforto, ricominciare tutto daccapo dopo una certa età... ma poi osservandola attentamente ho notato un cambiamento enorme in lei, come di un grande peso tolto al suo cuore. Sembra rinata, e il rapporto sbagliato con quella persona l'aveva incatenata e non ce ne eravamo resi conto. Ora è bella, e c'è tanta luce intorno a lei.

Finchè non sei nei panni degli altri.
Se per un attimo ti spogli del tuo vestito e indossi quello degli altri, allora ti si aprirà un mondo grande, che ti arricchirà e ti ridarà luce.
Vorrei rispondere a chi pensa che io sia in un tunnel da cui non riesco ad uscire.
Provate a spogliarvi dei vostri panni davvero. Eliminate ogni vostro preconcetto nei miei confronti.
Ascoltate.
Mica ho detto che è facile.
Provateci ad ascoltare.
Potete calarvi anche nei panni di un'altra donna, non per forza nei miei.
Non dite "io non avrei permesso a me stessa di arrivare a questo punto"
Io l'ho fatto con V., con R., con S., con M., inconsapevolmente l'ho fatto. E ho giudicato, pur dicendo a me stessa di no. L'ho fatto. E questo ha condizionato i miei rapporti con loro, e i miei comportamenti.
Non fermatevi qui, tra le righe di questo blog spesso abbandonato.
Non troverete nulla del mio lavoro, della mia famiglia, di ricette, dei miei interessi qui. Per quelli visitate il mio profilo facebook e il mio sito professionale.
Qui parlo dei miei figli, quelli passati e andati via e di quelli che saranno oppure no. Ci sono stati momenti in cui ho avuto bisogno di parlarne di più, altri meno. Ho condiviso tanto, qui e nella vita reale. Nella vita reale non ho ricevuto nulla in cambio, qui sì. Non giudicatemi vi prego.

Ho avuto bisogno di passare per certi canali stretti per rinascere.
Come un bambino che nasce con un parto naturale.

E oggi che sono rinata, e che non ho più voglia di stare male, nè sono più disposta a stare male se non ha più un senso, ho la forza per svestirmi dei miei panni e guardarmi con i panni di un'altra persona.
Perchè mi sento bene finalmente e riesco a essere questo e anche altro.


Sono stata in ospedale a trovare R.
Era lo stesso ospedale in cui ho perso la mia tuba sinistra e il mio quinto figlio.
Lo stesso reparto.
Gli stessi lunghi corridoi.
Ho annusato quei luoghi, tremavo camminando in silenzio.
Sono passata davanti alla sala medici nella quale sono stata visitata in urgenza dopo essere passata per il pronto soccorso, nella quale ho firmato i moduli per dare il permesso di asportare tube e ovaie in caso di bisogno, nella quale ho urlato un dolore che mai nella mia vita avevo provato.

Immagini veloci, odori, parole a spot, buio intermittente.


Nausea nel ricordo.

Ho chiuso gli occhi e ho respirato profondamente, come ho imparato a fare.

Ho ripercorso al contrario corridoi di dolore, con i miei piedi, correndo. E sono uscita per sempre da quel dolore.






Il mio sangue non è più embriotossico. I risultati si sono negativizzati.
Ho ricevuto la mail con le risposte mentre camminavo per una strada affollata nel tentativo di distrarmi. Ho letto e mi sono fermata.
E in mezzo alla gente ho iniziato a piangere in silenzio.
Oggi ho cominciato una terapia di mantenimento che sarà di una flebo ogni dieci giorni.
Come tutte le altre volte, sono sul divano piuttosto provata, ma ho passato di peggio e domani mattina sarò nuovamente operativa.
I dottori sono molto positivi.
Io,
io sto.

Ho anche fatto delle analisi di controllo per capire se questa roba che mi sparo in vena mi scassa il mio equilibrio ora perfetto, ed è tutto a posto.
Ho anche fatto la seconda mammografia della mia vita.
Tette bellissime.
Fatevele guardare bene anche voi le vostre tette, non solo al mare o in discoteca.
La soddisfazione di sentirsi dire che sono a posto è più bella di qualunque altro languido complimento.
Giorni di tensione, e chi ha atteso con me lo sa, giorni che si sono conclusi con una cena golosissima in un posto romantico e una bottiglia di Sirah in due. E la felicità sottile e le risate e il senso di benessere come mai.

Mi sento bene, mi sento felice anche se voi non ci siete. 
Non vuol dire che io non vi ami, mi sono solo calata in una donna che aveva bisogno di ritrovarsi.
Non penso al futuro.
Sto.
Non mi aspetto nulla.
Non vuol dire che non vi penso.
Non vuol dire che non vi voglio.
Non vuol dire che io mi senta già troppo avanti per pensare solamente di crescere da zero uno di voi.
Non vuol dire che io non soffra di questo silenzio qui e intorno a me che tende a meccanismi di protezione nei miei confronti. Il sapere che c'è chi crede in me, è confortante e non mi illude. Sono io che mi illudo da sola, e ora non lo sto facendo.
Non vuol dire che non ho bisogno di speranza intorno a me.
Come mi ricorda Anna, la mamma di Filippo: 
"La speranza è il presente del nostro futuro. E' adesso."









Frigoriferi stimolanti ed egocentrismo

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27° giorno di meditazione

Una settimana fa lavoravo a casa di una collega, quando ad un certo punto mi chiede se potevo parlare con una sua amica la cui figlia non riesce ad avere figli e che voleva sapere da me che tipo di esami stavo facendo.
Rimango un attimo gelata.
Negli ultimi tempi non amo parlare di questo con gli sconosciuti.
Perle ai porci.
Ho capito che non ne vale la pena spiegare se non si vuole davvero ascoltare.
Poi ho pensato che una madre che si preoccupa di una figlia che non riesce ad avere a sua volta figli, non è una situazione che conosco e che forse, potevo essere utile.

Non passano nemmeno dieci minuti che il telefono squilla per parlare con me della faccenda.

Sono prevenuta, lo ammetto.
Irrigidita, lo sento.
Tuttavia chiedo quale è il problema e come posso essere utile.
La signora in questione mi dà ovviamente subito del tu e mi dice che sua figlia è al quarto tentativo in pma. Le chiedo a chi si è rivolta.
Mi dice che la prima volta è andata a *** ma che non vuole nemmeno parlarne di "quelli lì, perchè sono degli impostori napoletani!"e che la prima volta 5 anni fa ha fatto tutto da sola senza interpellarla, perchè lì non si paga, e che però sono dei cani. (cito testualmente).

Rimango in silenzio a lungo mentre lei continua in un fiume di parole.
I pensieri girano vorticosamente ed io non ascolto più. Sento chiudersi la gola.

Le dico che, quei cani napoletani, sono gli stessi che oggi mi stanno facendo le ricerche approfondite per le quali mi ha cercata lei e rispetto alle quali non ho ancora ricevuto una domanda.

Io mi sono fermata in silenzio per lei.
Questa donna no.
Non le importa nulla.
Non ascolta.

Mi dice che allora niente, non le interessa sapere. Se conosco il professorone Y famoso in tutta Italia e che costa tanto. No, le dico, non lo conosco. Le chiedo se mi dice quale è il nome del centro infertilità e lei dice che non c'è un centro e che LUI si sposta in tutto il paese.
Poi smette di parlare e dopo due secondi (riprende fiato) mi chiede che problema ho.
Le dico che non è proprio la stessa situazione di sua figlia, che ho avuto sei aborti spontanei e che ora mi sto occupando di questo. Che ho fatto una sola PMA e che i miei avevano attecchito (al contrario di sua figlia che non ha mai avuto un positivo) ma che poi non è andata avanti comunque.
Allora fa:
"ma sei aborti provocati?"

Sgrano gli occhi anche se non mi vede.
Come provocati?
Signora del cavolo.
Spontanei!!!
Spontanei!
Cazzo!
Come provocati!?!

E poi aggiunge:
"ma tu quanti anni hai?"
e ancora:
"hai mai pensato alla maternità surrogata?"

Non so cosa altro sgranare perchè i miei occhi sono due tunnel.
"Forse intende dire eterologa"
"No, intendo dire utero in affitto."
"Signora" a quel punto il mio dare del Lei è diventato un'esigenza.
"l'utero in affitto è illegale in Italia, inoltre parliamo di costi elevatissimi e comunque, non è una strada semplicissima a livello legale anche una volta che il bambino è nato"
"l'utero in affitto si può fare in Ucraina, in India, ormai è una realtà e i soldi non sono un problema".
Certo.
Con i soldi si possono comprare gli uteri delle ucraine e delle indiane senza batter ciglio.
Non ci avevo pensato.

Ho concluso la conversazione, pregando avvenisse in maniera veloce perchè il tutto era diventato una tortura insopportabile, e chiedendole ancora una volta cosa volesse quindi da me visto che mi stavo facendo curare da quei cialtroni napoletani.
Ma non ascoltava.
Si è convinta che con i suoi soldi può comprare un nipote per sè, nemmeno un figlio per sua figlia.
Non ha avuto la delicatezza di rapportarsi con umiltà con una persona che come sua figlia sta passando l'inferno. Anzi. Ha avuto l'arroganza di volermi insegnare come ottenere l'obiettivo, offendendomi con le sue parole e il suo gesto affatto solidale, mascherato da chi sa, palesando invece un'ignoranza che affonda le radici nella paura e nel disorientamento che si prova quando non si riesce a fare nulla per chi si ama.

Non sono riuscita a risponderle.
Mi sono lasciata attaccare con quelle parole...
aborti provocati
età avanzata
dottori cialtroni
soldi

Ho passato il resto della mattina a lavorare come un automa.
Una volta uscita ho digerito la conversazione e ho scritto alla mia collega pregandole di rendersi conto di chi genere di amica aveva, del fatto che avevo pietà di lei, ma che soprattutto, avevo a cuore quella sua figlia, che oltre al dolore di non poter essere madre, doveva convinvere con quella donna così egocentrica.

Io sono diversa ora.
Anni fa una conversazione del genere mi avrebbe distrutto. Avrei messo in dubbio tutto, avrei pianto per ore. Ma non oggi.
Non ho risposto alla signora, ma mi sono risposta dopo da sola. Ho risposto a me stessa, rispetto ai dubbi che mi aveva instillato. Mi sono risposta e ho reagito, ricominciando a lottare.
Non smetterò mai di condividere, ma ho imparato a preservarmi dai colpi.

Chi mi segue su facebook sa delle difficoltà che sto incontrando durante questa terapia che dovrebbe neutralizzare la tossicità del mio sangue. Sono giorni difficili, in cui non riesco a fermarmi. Mi sento come un animale che sta preparando la sua tana.
Lo faccio senza pensare.
E non mi fermo un secondo.
E sono stanca.
Ora tanto stanca.

Ho bisogno di pensieri positivi per i prossimi quindici giorni.
Ne ho bisogno tantissimo...


Frigoriferi stimolanti!

*battuta solo per addetti ai lavori


"Non importa se vai avanti piano, l'importante è che non ti fermi"

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Ciò che mi accade è di non pensare.
Eseguo senza controbattere operazioni meccaniche e non protesto.
Rientro volutamente in quella categoria di persone che non vogliono capire, non più, e che, a braccia aperte aspettano che le cose accadano, oppure no.
Non ci sono domande.
Incastro coerenza, fino alla fine.
Non guardo oltre gli appuntamenti che mi impongono gli altri, senza mai pensare al domani.
Ci sono troppe coincidenze stavolta che sono difficili da ignorare. Sono uno spettatore che guarda la sua vita srotolarsi come una guida di moquette rossa su un prato di margherite.
Preparo.
In silenzio.
Preparo me stessa, papà, Hope e tremo.
Va bene.
Va tutto bene.
Siete tutti con me e io vi sento, affacciati, guardarmi da lassù, so che ridete e vi date gomitate solidali.
Impertinenti.
Non prendetevi gioco della mamma.

C'è qualcuno di voi che verrà chiamato presto.
Attenti, perché io già lo sono.
Non fate finta di non sentire.

Shhhh.
La mia pancia duole.
Risponde.
Come il mio corpo.
Non mi abituerò mai a questo espediente artificiale per portarvi qui e so perché.
Io sono impegnata e resisto. Tesa ad ascoltare il minimo rumore e sussurro di ali.
Voi volate.
E poi buttate l'àncora e state qui.
Ancora.
E per sempre.

E' solo amore.

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40° giorno di meditazione

Quaranta giorni di preparazione del mio cuore e del mio corpo.
E ora tocca a voi.
Ora siete chiamati qui.
Ascoltatemi.
Lasciatevi guidare.




E' solo amore.

#rinascite

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Quando tutti i giorni diventano uguali è perché non ci si accorge più delle cose belle che accadono nella vita ogni qualvolta il sole attraversa il cielo.
Coelho
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